
A partire dalla sua creazione, lo Stato Occupante [Israele, ndt] ha sviluppato e rafforzato leggi e pratiche che hanno condotto al sistematico utilizzo della tortura e all’assoluta impunità degli esecutori di questo crimine. Storicamente sono diversi i metodi di tortura utilizzati contro i palestinesi: lo shaking, il baby chair, il capo coperto da un sacchetto, l’ascolto forzato di musica ad alto volume, the closet, lo strappo delle unghie e altri innumerevoli sistemi impiegati, negli anni, per estorcere delle confessioni ai detenuti palestinesi. Infatti, fin dall’inizio dell’Occupazione nel 1967, sono 73 i detenuti palestinesi uccisi durante gli interrogatori israeliani.
Le autorità di occupazione israeliane non hanno mai smesso di ricorrere alla tortura come procedura standard per estorcere confessioni ai detenuti palestinesi. In effetti il crimine di tortura è sistematico e diffuso con la complicità del sistema giudiziario israeliano. Alla fine del 2019 l’agenzia di Intelligence “Shabak” ha sottoposto diversi detenuti nel centro degli interrogatori di Al Mascobiyya a durissime torture fisiche e psicologiche, senza nessuna forma di monitoraggio o protezione. Addameer è il rappresentante legale per circa 50 di questi casi. Fra quei detenuti ci sono anche studenti universitari, attivisti per i diritti umani, leader politici, tutti sottoposti a gravi torture e/o maltrattamenti fisici e psicologici.
La complicità dei medici
I metodi di tortura usati hanno lasciato sul corpo dei detenuti segni visibili e abrasioni. Molti di loro non erano capaci di parlare, di camminare o di muoversi, a seguito delle pesanti percosse o delle torture posturali subite. Ciononostante i medici del centro di interrogatorio di Al Mascobiyya, non hanno mai refertato i segni evidenti della tortura e non hanno riportato nessuno di questi casi. Nei referti medici, infatti, si attestava che i detenuti, erano perfettamente in grado di ritornare agli interrogatori, e non veniva fatta menzione alcuna delle seppure evidenti abrasioni, delle ferite e dei segni della tortura, neanche per coloro che avevano direttamente riferito al medico di sentire dolore. Oltretutto è risultato chiaro per Addameer, soprattutto dalla lettura di quei referti, che i medici della clinica non documentavano i casi di tortura e maltrattamenti in accordo col Manuale del Protocollo di Istanbul.[1] Queste pratiche non solo rivelano, ma in effetti sono la prova della complicità dei medici nel commettere il crimine di tortura, poiché dimostrano come essi abbiano ignorato e coperto il sistematico utilizzo delle gravi torture nel centro degli interrogatori di Al Mascobiyya.
Il divieto degli avvocati di visitare i detenuti
Secondo le leggi militari israeliane, un detenuto può essere trattenuto per un interrogatorio per un periodo totale di 75 giorni, senza che gli venga imputata alcuna accusa ufficiale. Secondo queste stesse leggi, a un detenuto può essere vietato di incontrare il suo avvocato per un periodo di 60 giorni. I detenuti di cui scriviamo, in particolare, sono stati trattenuti per gli interrogatori per periodi estremamente lunghi ed è stato loro impedito di ricevere i loro avvocati o fruire di qualsiasi altro tipo di consulenza legale. In tre mesi sono stati emessi circa 200 ordini di divieto di visite legali, tali ordinanze sono state rinnovate più volte e con cadenza costante. La durata del divieto, variava in alcuni casi, da 30 a 45 giorni. Ai detenuti è stato negato il diritto di incontrare i loro legali anche durante le udienze in tribunale. Le sessioni in tribunale sono state suddivise in due turni: uno in cui era presente solo l’avvocato, senza l’imputato e il secondo turno in cui, viceversa, era presente solo l’imputato, ma senza l’avvocato. I detenuti quindi non hanno possibilità di incontrare i loro legali neanche in tribunale, perché tenuti in stanze separate. Vengono privati del loro diritto ad avere assistenza legale[2] nel periodo di detenzione più delicato. Gli imputati venivano lasciati soli, senza alcuna difesa legale, con coloro che li interrogavano i quali non hanno avuto alcuna punizione per i reati di tortura commessi. Gli avvocati di Addameer non sono stati in grado di documentare e riferire sulla tortura e i maltrattamenti sofferti durante gli interrogatori. Hanno presentato 22 petizioni all'Alta Corte israeliana contro le ordinanze di divieto che impediscono ai detenuti di ricevere assistenza legale. Di tutte queste petizioni, 18 sono state respinte e le altre quattro sono state ritirate sulla base di una sola approvazione alla visita di un avvocato. Gli avvocati di Addameer hanno anche presentato 80 ricorsi alla Corte d'Appello Militare israeliana contro i suddetti periodi di detenzione. Solo 12 di questi appelli sono stati accettati, ottenendo l’abbreviazione del periodo di detenzione che veniva costantemente rinnovato. Il resto dei 68 ricorsi è stato respinto, nonostante i giudici abbiano visto i segni di tortura sul corpo dei detenuti e siano stati dettagliatamente informati sul loro quadro clinico.
Ciò rivela che la Corte Militare israeliana e l'Alta Corte non solo sono tribunali costituiti in modo irregolare, ma anche che non sono indipendenti, né imparziali,[3] in quanto danno priorità alle richieste e alle esigenze dell'agenzia di intelligence israeliana, senza alcuna considerazione dei diritti dei detenuti. Ancora più importante, l'insistenza dei giudici israeliani di entrambi i tribunali a prolungare i periodi di interrogatorio, conoscendo la tortura subita, dimostra la complicità di questo sistema giuridico nei crimini commessi. Infatti, i giudici hanno anche ostacolato la documentazione della tortura, tentando di ritardare la consegna dei referti medici e delle immagini dei corpi dei detenuti torturati, invece di monitorare e prevenire la tortura stessa, che è loro obbligo giuridico. Gli avvocati di Addameer sono riusciti a ottenere le immagini che mostrano i segni di tortura sul corpo dei detenuti, in un solo caso: Walid Hanatsheh. Il giudice del tribunale militare ha accettato le richieste dell'avvocato di Addameer e ordinato al medico del centro di detenzione di documentare i segni di tortura, anche attraverso le fotografie, nonostante ciò ha comunque prolungato la detenzione di Walid. Sfortunatamente, Addameer non è stata in grado di ottenere immagini per gli altri detenuti sottoposti a tortura. Per esempio, nel caso di Samer Arbeed, c'era un chiaro rifiuto alla richiesta di scattare foto del suo corpo nel centro degli interrogatori, anche se Samer a quel tempo era ancora in ospedale.
Addameer è riuscita ad acquisire i referti medici solo per una parte dei detenuti, che non includono però una descrizione dettagliata del loro quadro clinico e della gravi torture a cui sono stati sottoposti.
Il ruolo svolto dagli inquirenti israeliani che conducono gli interrogatori, dai medici e dai giudici di entrambi i tribunali era connivente, cosa che è emersa in maniera evidente nelle sessioni giudiziarie e nei protocolli. Ad esempio, nel caso della detenuta Mais Abu Gush, ella ha dichiarato al giudice le sue condizioni di detenzione, illustrandogli i metodi di tortura a cui è stata sottoposta. Tuttavia, dopo la sessione, l'avvocato ha notato che nel verbale parte della dichiarazione di Mais era stata omessa e coperta di nero. Questo è solo un esempio del costante tentativo di nascondere il reato di tortura, impedire agli avvocati di documentarsi e proteggere il detenuto e, de facto, ostacolarne la difesa.
L’ordinanza restrittiva
Ad Addameer è stato vietato di pubblicare qualunque dettaglio sulle torture per oltre tre mesi a causa di un’ordinanza restrittiva emessa dal magistrato della Corte di Gerusalemme. Tale ordinanza restrittiva è stata rilasciata per la prima volta il 9 settembre 2019 e rinnovata più volte fino a che non è stata violata dalla stessa Agenzia di Intelligence israeliana il 19 Dicembre 2019. L’emissione della suddetta ordinanza è stata concessa per nascondere il crimine di tortura nei confronti dei detenuti palestinesi trattenuti al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya, a Gerusalemme. Addameer ha fatto appello contro tale ordinanza restrittiva, ma l’appello è stato rigettato. Un appello difficile da inoltrare poiché l’ordinanza era stata emessa tramite una sentenza unilaterale della Corte, in assenza degli imputati o dei loro legali e senza darne loro informazione. Addameer e i suoi legali sono venuti a conoscenza dell’ordinanza e della sua infrazione attraverso i media.
Tortura sistematica e mancanza di responsabilità
Nonostante l’assoluto e inderogabile divieto di tortura, sancito dall’articolo 2 della Convenzione Internazionale contro la tortura e ratificato da Israele il 3 Ottobre del 1991, la tortura contro i detenuti palestinesi è sistematica e diffusa nei centri per gli interrogatori israeliani e nelle carceri di occupazione israeliana. Questi casi sono solo una prova dell’utilizzo massiccio e sistematico della tortura, ma cosa più importante testimoniano la complicità dei magistrati israeliani sia nelle corti militari che nelle corti civili nel commettere i crimini di tortura. Infatti la tortura è stata sanzionata da una serie di decisioni dell’Alta Corte Israeliana. Nella decisione numero 5100/94 del 1990[4] l’Alta Corte non ha posto un assoluto divieto contro la tortura. Sebbene la decisione ammetta che la tortura è secondo le leggi israeliane, illegale, l’Alta Corte autorizza l’utilizzo di “speciali mezzi di pressione” nelle situazioni di “bomba a orologeria”, ovvero nei casi in cui gli inquirenti ritengono che il sospettato stia nascondendo delle informazioni che potrebbero rappresentare una minaccia alla vita dei civili, così come sancito dall’articolo (1)34 del Codice Penale Israeliano del 1972. Questa eccezione costituisce una seria scappatoia legale che legittima la tortura contro i detenuti palestinesi e il trattamento crudele degli inquirenti dell’intelligence israeliana, che hanno in questo modo l’impunità assicurata per la loro condotta criminale.
Inoltre l’Alta Corte Israeliana nel caso Tbeish, numero 9018/17 del 2018,[5] ha emesso una sentenza che ha ampliato il concetto di “bomba a orologeria” che include i casi che non rappresentano una minaccia imminente alla sicurezza. In questo caso il giudice ha basato la decisione su precedenti pareri che avevano già allargato l’elemento dell’imminenza del pericolo, eliminando l’elemento del limite temporale.
La decisione dell’Alta Corte israeliana ha reso complicata l’attribuzione della responsabilità per il crimine di tortura, concedendo così l’impunità sia a coloro che commettono il crimine di tortura, che a coloro che se ne rendono complici. In effetti Addameer negli ultimi dieci anni, ha annualmente sporto decine di denunce per tortura, e solo per una di esse, un caso di molestia sessuale, è stata aperta un’indagine. Ciononostante, invece di formulare delle accuse nei confronti degli autori, il caso è stato chiuso senza alcun rinvio a giudizio per i responsabili.[6]
Torture psicologiche e fisiche e maltrattamenti nei confronti dei detenuti Palestinesi
I detenuti palestinesi soffrono trattamenti inumani e degradanti da parte delle forze di occupazione sin dai primi attimi dell’arresto. Devono subire perquisizioni corporali invasive, umiliazioni e dure percosse sia durante l’arresto che durante il trasferimento ai centri di detenzione o alle carceri. Durante gli interrogatori, vengono sottoposti a diverse forme di tortura fisica e psicologica. I metodi utilizzati includono, oltre alle dure percosse, gravi privazione del sonno, isolamento, torture posturali e negazione dell’igiene personale come nel caso di Ahmad Kharouf e Nael Halabi. Inoltre diversi detenuti sono stati trattenuti per lunghi periodi di tempo in celle con l’aria condizionata fredda, come ad esempio Mamdouh Amera. Altri hanno sofferto l’intimidazione, le minacce e l’intensiva tortura psicologica, compreso l’utilizzo dei familiari e/o di altri detenuti, come nel caso Samah Jaradat e Hassan Hashem. Molti altri sono stati sottoposti a continui e interminabili interrogatori senza che su di essi pesasse alcuna accusa. Per esempio, il detenuto, Islam Barghouti era già condannato a detenzione amministrativa quando è stato prelevato e portato al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya, dove ha subito circa venti giorni di interrogatori, successivamente è stato riportato in carcere ancora privo di capi di imputazione. Carmel Bargouthi, è stato sottoposto a un lungo ed estremamente difficile periodo di interrogatori, al seguito dei quali è stata formulata a suo carico l’accusa di istigazione tramite Facebook.
Gli avvocati di Addameer hanno cominciato a raccogliere prove inequivocabili sui crimini di tortura e maltrattamenti, commessi nei confronti dei detenuti a partire dal loro primo giorno di detenzione, quando è stato loro concesso di incontrarli.
Molti detenuti sono stati sottoposti a gravi torture fisiche, nel tentativo di estorcere confessioni e forzarli ad autoaccusarsi. Questo documento fornisce una descrizione delle crudeli torture fisiche e psicologiche e dei maltrattamenti a cui molti prigionieri sono stati sottoposti.
Sameer Arbeed / 45 anni
Sameer è stato arrestato la mattina del 25 settembre 2019 dalle forze speciali di occupazione israeliana, di fronte al suo posto di lavoro. È stato poi trasferito nella prigione di Ofer, dov’è cominciato subito l’interrogatorio. Samer è stato duramente percosso e costretto a diverse torture posturali, come sedersi su una sedia piccola, con le gambe ammanettate alla parte bassa della sedia e le mani sollevate al di sopra della testa e ammanettate a un tavolo sistemato alle sue spalle. Mentre era costretto a stare in questa posizione è stato duramente colpito al petto, inoltre gli inquirenti tiravano indietro le catene che legavano le mani, provocando una forte pressione sulle braccia e sul petto. Samer è stato sottoposto alla posizione della banana[7], e alla posizione squat contro il muro.[8]
Samer è stato duramente picchiato, costretto a posizioni faticose, costanti pressioni sul collo nel tentativo di soffocarlo. Samer continuava a cadere a causa delle percosse e ogni volta che cadeva gli inquirenti si sedevano sul suo petto o continuavano a picchiarlo e schiaffeggiarlo con forza. Dopo un giorno di interrogatori nella prigione di Ofer, Samer è stato traferito ad Al-Mascobiyya dove gli interrogatori sono andati avanti con gli stessi metodi di tortura. All’esito delle continue torture Samer non era più capace di camminare, ed è stato ricondotto nella sua cella supportato dagli inquirenti israeliani, incapace di deglutire a causa delle pressioni sul collo. Non poteva fare la doccia, perché non riusciva a stare in piedi, così gli è stata concessa una sedia in modo che potesse fare la doccia da seduto. Non riusciva neanche più a urinare.
Nella prima udienza, tenutasi dopo che aveva già subito diverse forme di tortura, ha informato il giudice della sua condizione di salute e ha chiesto con urgenza un medico, gli ha mostrato le abrasioni e i segni sul collo. Il giudice ha richiesto che Samer fosse portato da un medico. Nonostante ciò Samer è stato portato al centro al-Mascobiyya direttamente dopo l’udienza e gli inquirenti hanno continuato con gli stessi metodi di tortura fino a che è svenuto. Samer è stato portato in ospedale gravemente ferito e quasi in fin di vita, dopo circa due settimane si è risvegliato in un letto di ospedale con 11 costole rotte, un’insufficienza renale e diverse contusioni su tutto il corpo. Samer è rimasto per diverse settimane attaccato a un respiratore e nonostante le sue condizioni critiche una delle guardie ha esploso un gas lacrimogeno nella sua Unità di Terapia Intensiva. Successivamente Samer ha perso tutte le unghie a esito delle torture subite.
Va sottolineato che lo stesso giorno dell’arresto di Samer, le forze israeliane di occupazione hanno trattenuto, forzosamente e per molte ore, sua moglie Noura, al checkpoint di Qalandia. Al contempo le forze di occupazione hanno fatto irruzione in casa sua provocando danni all’immobile e confiscando parte dei suoi beni.
Jamil Der’awi /40 anni
Jamil è stato arrestato il 12 novembre 2019 durante un’incursione in casa sua. Le forze di occupazione israeliana hanno danneggiato la casa e l’hanno perquisito. Jamil è stato portato al centro Al-Mascobiyya, dove ha trascorso circa 45 giorni sotto interrogatorio. È stato sottoposto a torture e maltrattamenti fisici e psicologici. Al suo arrivo al centro degli interrogatori Jamil è stato portato nella clinica per il consueto checkup. Ha informato il medico di soffrire di ernia del disco. Gli interrogatori sono cominciati subito dopo la visita medica. I primi otto giorni di interrogatorio sono stati estremamente intensi e violenti.
Der’awi ha sofferto per le dure percosse: circa 10 persone lo interrogavano e lo picchiavano mentre era ammanettato con le mani dietro la schiena. Gli inquirenti tendevano a concentrarci sul viso, dandogli schiaffi violenti e pugni che hanno provocato il dislocamento della mandibola. Nonostante queste lesioni, le persone che lo interrogavano hanno comunque continuato ad afferrargli la mandibola, strattonandola, per essere certi che fosse dislocata. Jamil stava già soffrendo per lo straziante dolore alla mandibola, ma hanno continuato a picchiarlo per altre due ore. Continuavano a spruzzargli addosso dell’acqua nonostante stesse indossando solo una maglietta intima. Lo hanno preso per i capelli e lo hanno trascinato per tutta la stanza degli interrogatori. Hanno sistemato delle catene di ferro sul pavimento in posizione longitudinale e lo hanno costretto a sdraiarcisi sopra, poi una delle persone che lo interrogava si è seduta sul suo stomaco e un altro muoveva le catene sotto la schiena, provocandogli un dolore insopportabile soprattutto vista la sua pregressa condizione fisica. Gli hanno fatto pressione sul collo e sulle spalle con le ginocchia.
In una delle sessioni di interrogatorio uno degli inquirenti ha colpito Jamil alla testa facendolo cadere per terra e facendogli perdere la capacità di parlare e vedere. Jamil ha gradualmente recuperato la vista, riuscendo a vedere dall’occhio sinistro, comunque ancora oggi non ha riacquistato la vista all’occhio destro. Jamil non riusciva a capire se fosse stato colpito con un oggetto o a mani nude.
Jamil è stato anche bruciato con le sigarette, principalmente nella parte destra e sinistra delle braccia.
Questi metodi di tortura sono stati ripetutamente usati durante i primi otto giorni di interrogatori, nonostante i dolori atroci in tutto il corpo e il dislocamento della mandibola. Dopo pochi giorni, Jamil è stato trasferito all’ospedale Hadassah dove è stato sottoposto a un esame alla testa e alla mandibola. In ospedale gli inquirenti hanno chiesto ai dottori di non compilare una cartella clinica, per verbalizzare le sue condizioni e le lesioni sostenendo che “era un detenuto pericoloso e c’era necessità di riportarlo subito al centro degli interrogatori”. È esattamente ciò che è successo. Jamil è stato riportato agli interrogatori dove ha continuato a soffrire per la privazione del sonno, gli veniva proibito di riposare, nonostante la mandibola dislocata e l’incapacità di mangiare, camminare e addirittura muoversi. Jamil è stato trasferito a un’altra cella con altri detenuti perché venisse aiutato a muoversi e a mangiare del cibo frullato con una cannuccia. Jami Der’awi ha continuato a soffrire per le lesioni e le conseguenze delle torture estreme subite. Ha sofferto di un incontrollabile tremolio al corpo, mal di schiena, mal di collo, impossibilità di muovere la testa verso sinistra e vista offuscata all’occhio destro.
Walid Hanatsheh / 51 anni
Walid è stato arrestato il 3 ottobre 2019, alle 2.00 del mattino circa, nel suo appartamento di Ramallah. È stato condotto al centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya attorno alle 4.30 del mattino dove è subito cominciato l’interrogatorio. Walid è stato portato nella clinica del Centro degli Interrogatori. Il medico gli ha rivolto diverse domande senza però visitarlo. All’esito della visita il medico ha dichiarato che Walid era fisicamente capace di sopportare l’interrogatorio. Le sessioni di interrogatorio erano senza sosta, ognuna durava per otto ore di fila, a cui seguiva una pausa per mangiare e per andare in bagno. Walid veniva portato nella clinica quasi ogni giorno. Il medico dei servizi carcerari continuava a dichiarare ad ogni visita l’assoluta capacità fisica di Walid a sostenere gli interrogatori, nonostante gli evidenti segni di tortura. Gli veniva portato il cibo dentro la stanza degli interrogatori e non nella sua cella. È andato avanti così per due settimane è stato privato del sonno per tutto il tempo, gli veniva concesso di dormire solo per un paio d’ore mentre si trovava nella sua cella. Durante gli interrogatori erano sempre presenti almeno 4 o 5 persone, in alcune sessioni sono arrivati a essere in 10 contemporaneamente a interrogarlo.
Oltre alla privazione del sonno, Walid è stato sottoposto a diverse forme di tortura fisica, come forti colpi al viso mentre era bendato e ammanettato, così da non capire da dove arrivavano le percosse e in che punto sarebbe stato colpito. Dure e continue percosse, in cui gli inquirenti hanno usato le loro ginocchia, i piedi, le mani e addirittura i polpastrelli per picchiare Walid, colpendolo principalmente al petto e alle cosce. Walid ha sentito che una delle costole era rotta, il suo viso era estremamente gonfio durante quasi tutto il periodo degli interrogatori. Ancora oggi soffre per le lesioni riportate.
Gli inquirenti israeliani hanno anche utilizzato la tortura posturale. Lo hanno costretto ad assumere diversi posizioni. Nella prima era ammanettato a un tavolo sistemato alle sue spalle;[9] la seconda era la posizione squat contro il muro[10] e la terza la posizione delle catene arrotolate in cui il detenuto è sdraiato a terra con le mani legate a delle catene poste sotto la schiena,[11] e la posizione della banana[12]. Durante tutte queste posizioni gli inquirenti continuavano a tirargli i capelli e la barba, urlando, insultandolo, umiliandolo, bagnandolo con l’acqua, facendo pressione sul collo e percuotendolo fortemente. Walid ha riportato numerose lesioni in diverse parti del corpo durante gli interrogatori, oltre al cospicuo sanguinamento dalla testa. Inoltre aveva il corpo completamente coperto di abrasioni. Walid non era in grado di camminare e veniva perciò trasportato su una sedia a rotelle nel tragitto dal tribunale al centro degli interrogatori.
Oltre le torture fisiche Walid è stato sottoposto a varie torture psicologiche, come minacce, ricatti e manipolazioni. Gli inquirenti israeliani hanno arrestato la figlia e l’hanno tenuta al centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya per tre giorni nel tentativo di fare pressioni su di lui. Ancora oggi Walid soffre per le tremende torture subite nei 63 giorni trascorsi nel centro degli interrogatori, per 45 dei quali gli è stato impedito di incontrare il suo avvocato.
Abed al-Raziq Farraj /57 anni
Farraj è stato arrestato il 27 settembre 2019 e condannato a sei mesi di detenzione amministrativa. Il 23 Ottobre 2019 Abed al-Raziq è stato trasferito dal carcere di Ofer al centro degli interrogatori Al-Mascobiyya. Ha trascorso 40 giorni nel centro, sottoposto a torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti per tutto il periodo di detenzione. Appena arrivato è stato portato nella clinica del centro per il controllo medico (misurazione della pressione) e poi portato direttamente nella stanza degli interrogatori.
Abed al-Raziq ha subito le minacce rivolte a tutti i membri della sua famiglia in maniera costante, in particolare le minacce erano rivolte al figlio più piccolo, Wadee’ Farraj, che è stato arrestato e portato a Al-Mascobiyya nello stesso periodo del padre. Gli inquirenti hanno anche ammesso che dal 2002 a oggi, era lui il detenuto più vecchio sottoposto a metodi violenti di interrogatorio.
Ogni sessione di interrogatorio durava per circa 8 ore a seguito delle quali gli veniva concessa una pausa per mangiare e andare in bagno. Questo trattamento è durato per oltre 10 giorni nei quali Farraj è stato privato del sonno per tutto il tempo. È stato sottoposto a durissime percosse e forti colpi al viso che gli hanno provocato degli ematomi. È stato anche ripetutamente colpito al collo in diversi modi, utilizzando addirittura i polpastrelli, ciò gli ha causato difficoltà a mangiare e deglutire. Gli inquirenti sono anche ricorsi a diverse torture posturali[13]flettersi stando in equilibrio sempre nello stesso punto tenendo la posizione senza muoversi[14] e la posizione delle catene arrotolate[15]. In ciascuna delle sessioni erano presenti almeno 4 o 5 persone a interrogare Abed, e mentre era ammanettato e costretto a una posizione scomoda, hanno continuato a colpirlo con forza soprattutto su viso, collo e cosce.
Abed al-Raziq ha deciso di cominciare uno sciopero della fame durante il periodo dell’interrogatorio, ha smesso di mangiare e di prendere i farmaci, mentre veniva torturato in diverse forme e con metodi differenti. Neanche lo sciopero della fame ha fatto cessare le torture su Abed.
I’teraf al-Rimawi / 44 anni
I’teraf è stato arrestato il 23 settembre 2019, è stato portato nel carcere di Ofer dove è stato condannato a sei mesi di detenzione amministrativa. Un mese dopo il suo arresto, il 23 ottobre 2019, I’teraf è stato trasferito al centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya. I’teraf è stato sottoposto a durissimi maltrattamenti e torture fisiche e psicologiche per circa 40 giorni. Gli interrogatori sono cominciati subito, all’arrivo al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya. È stato sottoposto a estenuanti sessioni di interrogatorio e alla privazione del sonno. Al secondo giorno gli è stata inflitta una pesante tortura fisica. I’teraf è stato costretto a diverse torture posturali, incluse la posizione della banana[16] e la posizione dello squat contro il muro.[17] È stato portato nella clinica molte volte, trasportato su una sedia a rotelle a causa delle percosse e delle torture subite. Inoltre ha accusato un rigonfiamento dei piedi e lancinanti dolori alla schiena. I’teraf ha perso diverse volte l’equilibrio e la capacità di camminare dal momento che doveva muoversi con la sedia a rotelle.
Ha sofferto intensive violenze psicologiche e maltrattamenti incluse minacce, insulti, umiliazioni e rimproveri. È stato costretto a guardare un video di Samer Arbeed privo di sensi in ospedale, perché capisse che sarebbe stato torturato esattamente come Samer.
Qassam Bargouthi / 26 anni
Qassam è stato arrestato a casa sua il 26 agosto 2019, dalle forze speciali israeliane. Durante il suo arresto è stato brutalmente aggredito dai cani della sicurezza che lo hanno attaccato alle gambe e ai genitali provocandogli gravi lesioni. Qassam è stato portato all’ospedale dove le ferite ai genitali sono state suturate e poi trasferito direttamente dall’ospedale al centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya dove è rimasto per circa 80 giorni.
Durante questo periodo Qassam è stato sottoposto a percosse estremamente violente, per le quali le persone che lo interrogavano hanno infierito sui genitali, dove aveva già riportato delle lesioni in occasione del suo arresto. Le gravi percosse inflitte alla parte già lesa hanno provocato la riapertura delle ferite, causando un sanguinamento costante. Gli inquirenti israeliani hanno costretto Qassam a mantenere diverse posizioni scomode. È stato colpito duramente al viso. Gli hanno strappato la barba. Alla fine Qassam ha riportato ferite e abrasioni su tutto il corpo, ulcere, gonfiore ai piedi, che si sono protratti per molto tempo. A Qassam non veniva concesso di utilizzare il bagno per lunghi periodi, cosa che lo ha spesso costretto a defecare o urinare nel posto in cui si trovava, ovvero legato alla sedia dell’interrogatorio.
Qassam è stato ripetutamente minacciato: gli veniva detto che la sua famiglia sarebbe stata arrestata e così i suoi amici. Le forze di occupazione israeliana hanno arrestato la madre e il fratello Carmel, i quali sono stati entrambi interrogati nel centro Al-Mascobiyya. Anche il padre di Qassam è stato portato al centro degli interrogatori per rispondere a delle domande. Gli inquirenti israeliani hanno utilizzato i metodi della tortura psicologica. Qassam è stato costretto a vedere i suoi familiari mentre venivano interrogati e a sentire le urla degli altri detenuti mentre venivano torturati.
Yazan Mugamis / 26 anni
Yazan è stato arrestato l’11 settembre 2019 nella sua casa di Birzeit. Le forze di occupazione israeliana lo hanno malmenato nel tragitto verso il centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya.
Yazan è stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche e a maltrattamenti di vario genere per circa 2 mesi. Le sue sessioni di interrogatorio duravano dalle 22 alle 23 ore continue, con la concessione di una o due ore al giorno per dormire. Dopo due settimane di interrogatori gli inquirenti israeliani hanno aumentato l’intensità delle torture fisiche, sottoponendo Yazan a diverse posizioni scomode, inclusa la posizione della banana[18] e fortissime percosse in maniera particolare sulle cosce. Yazan è stato più volte colpito al visto con forza.
Oltre a questo la madre di Yazan è stata arrestata in casa sua nel cuore della notte e portata ad Al-Mascobiyya, dove è stata trattenuta per tutto il giorno per l’interrogatorio. Yazan è stato costretto a guardare la madre mentre veniva interrogata, nel tentativo di fargli pressioni.
Mais Abu Gush / 23 anni
Mais è stata arrestata il 29 agosto 2019 in un blitz a casa sua. Le forze di occupazione israeliana hanno fatto irruzione in casa, pesantemente armati e con i cani addestrati. Le forze di occupazione hanno perquisito la casa, danneggiato gli oggetti e confiscato computer e telefoni cellulari. Mais è stata brutalmente minacciata dai soldati mentre veniva trasferita al checkpoint militare di Qalandia. È stata perquisita corporalmente e minacciata che sarebbe stata un soldato di sesso maschile a perquisirla. Gli israeliani l’hanno insultata, umiliata e minacciata di stupro.
Abu Gush è stata successivamente trasferita al centro per gli interrogatori di al-Mascobiyya, dove è stata sottoposta a diverse torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti di vario genere, per circa un mese. Durante le lunghe sessioni di interrogatorio, le veniva impedito di dormire o riposarsi. Mais è stata minacciata: le hanno intimato che avrebbero arrestato i suoi familiari e demolito la loro casa, per la seconda volta.[19] Anche le sue relazioni personali sono state utilizzate per minacciarla e ricattarla. Mais è stata costretta a sostenere più volte il test del poligrafo. Per di più il fratello più piccolo, Suliman, è stato arrestato e anch’egli portato al centro per gli interrogatori di al-Mascobiyya. Entrambi i genitori sono stati portati ad al-Mascobiyya per essere interrogati nel tentativo di fare pressione su Mais.
Mais è stata sottoposta a una dura tortura fisica, che ha incluso forti colpi alla testa e al viso, mentre era bendata. È stata anche costretta a svariate torture posturali, come la posizione della banana[20], le mani legate a un tavolo alle sue spalle[21] o la posizione di squat contro il muro.[22] La tortura fisica ha provocato a Mais ferite sulle mani e sulle gambe. Ha sanguinato moltissimo perché mani e piedi erano legati con forza.
Mentre si trovava nel centro degli interrogatori non le sono stati dati neanche gli assorbenti, gliene veniva concesso uno al giorno. Non poteva usare il bagno e non poteva fare la doccia quando ne aveva necessità, poteva fruire dei servizi igienici solo quando e se le persone che la interrogavano lo concedevano.
Nitham Imtair / 22 anni
Nitham è stato arrestato il 25 settembre 2019, dalle forze di occupazione israeliana. È stato portato al centro per gli interrogatori di al-Mascobiyya dove ha trascorso circa 40 giorni di interrogatori. Nitham ha subito torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti.
Imtair è stato duramente picchiato in diverse parti del corpo. Colpito più volte al viso, gli hanno sputato addosso, gli hanno tirato i capelli e i peli della barba. Gli è stato impedito di utilizzare il bagno per intervalli di tempo molto lunghi. Non gli era concesso di mangiare nella sua cella, il cibo gli veniva portato nella stanza degli interrogatori, ma solo per qualche minuto, prima che riuscisse a finire di mangiare. Nitham è stato costretto a diverse torture posturali, durante le quali gli inquirenti israeliani gli praticavano delle forti pressioni sulle spalle e lo colpivano forte sulle cosce. Nitham è stato riportato in cella in una sedia a rotelle perché non riusciva più a camminare, né a muoversi a seguito delle torture subite.
Rebhi Karajeh / 24 anni
Rebhi è stato arrestato il 26 agosto 2019 dalle forze di occupazione israeliana e portato direttamente al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya. La prima settimana ha sofferto per le lunghe sessioni di interrogatori e la privazione del sonno, seguita da una crudele tortura fisica. Rebhi è stato picchiato su tutto il corpo ma in particolare sulle cosce. Gli inquirenti lo hanno legato mani e piedi e bendato, costringendolo a stare in piedi mentre veniva picchiato fino a che non cadeva privo di sensi. Rebhi è stato costretto a diverse torture posturali, come la posizione della banana,[23] la posizione dello squat contro il muro[24] e le mani legate a un tavolo alle sue spalle[25].
Rebhi non poteva muovere la bocca a seguito dei forti colpi sul suo viso. È svenuto durante le sessioni di interrogatorio per via dei dolori lancinanti alla schiena e non poteva fisicamente reggersi in piedi e camminare. Gli inquirenti hanno costretto Rebhi a sentire le voci di altri detenuti mentre venivano torturati per fargli pressione. È stato anche tenuto in isolamento per molto tempo.
Rebhi è stato interrogato per circa 60 giorni, prima che gli fossero rivolte delle accuse. Poco dopo il suo rinvio a giudizio, Rebhi è stato riportato a al-Mascobiyya per una seconda sessione di interrogatori. Ha trascorso complessivamente oltre 100 giorni ad al-Mascobiyya, dove è stato sottoposto a serie torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti.
Aysar Ma’rouf / 29 anni
Aysar è stato arrestato il 26 agosto 2019 dalle forze speciali israeliane, e portato al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya. Aysar ha subito circa un mese di interrogatori. È stato sottoposto a dure torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti di vario genere, a sessioni di interrogatorio lunghissime, alla privazione del sonno. È stato costretto a fare il test del poligrafo, svariate volte.
È stato anche costretto a diverse torture posturali che hanno incluso la posizione della banana[26], la posizione della rana[27] e stare in piedi su una gamba sola.[28] Aysar è stato colpito duramente al viso e alle cosce mentre manteneva queste posizioni.
Gli inquirenti israeliani sono ricorsi a una vasta gamma di violenze psicologiche nei confronti di Aysar, in modo particolare quando la madre e la moglie sono state portate ad al-Mascobiyya per essere interrogate, nel tentativo di fare pressioni su Aysar, gli è stato fatto credere che erano state arrestate. Gli inquirenti israeliani continuavano a fargli sentire i rumori delle torture e le urla degli altri detenuti nelle celle vicine.
Il fratello di Aysar, Tal’at Ma’rouf è stato arrestato assieme a lui, lo stesso giorno, e condannato a 3 mesi di detenzione amministrativa. Tal’at è stato recentemente rilasciato, alla conclusione dei tre mesi di detenzione amministrativa.
Israr Ma’rouf / 21 anni
Israr è al terzo anno di legge all’Università di Birzeit. È stato arrestato il 24 Agosto 2019 e condannato a 4 mesi di detenzione amministrativa. Il 7 settembre 2019 Israr è stato trasferito dalla prigione di Ofer al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya. Israr è stato trattenuto nel centro degli interrogatori per circa 70 giorni.
Ha sofferto a causa delle lunghe sessioni di interrogatorio, e della privazione del sonno. Israr veniva riportato nella sua cella solo per qualche ora all’alba. Durante queste poche ore che dovevano essere di riposo, gli inquirenti israeliani interrompevano puntualmente il suo sonno, mettendo la musica a volume molto alto o portando un’altra persona nella sua cella. Durante tutto questo periodo ha subito delle minacce: gli è stato detto che avrebbero arrestato la madre, la sorella e la cognata, che erano state portate nel centro degli interrogatori. Israr è stato costretto a molte torture posturali: le mani legate a un tavolo sistemato alle sue spalle,[29] la posizione della banana[30] e la posizione della rana accovacciata.[31] Mentre stava in queste posizioni Israr è spesso caduto per la stanchezza e per i fortissimi dolori, a volte sulle ginocchia, di fronte a coloro che lo interrogavano. Queste posizioni includevano anche quelle delle catene arrotolate.[32] Israr è svenuto diverse volte durante il suo interrogatorio per i fortissimi dolori. È stato spesso trasportato con la sedia a rotelle perché impossibilitato a camminare per diversi giorni.
Ameer Hazboun / 22 anni
Amer è al quarto anno di ingegneria all’Università di Birzeit. È stato arrestato nel dormitorio dell’università il 10 settembre 2019, all’una di notte circa. Nel tragitto fino al centro degli interrogatori di al-Mascobiyya, è stato fortemente percosso con le mani nude, le ginocchia, i piedi e le armi. Ha riportato abrasioni e contusioni su tutto il corpo e una profonda ferita alla fronte. Appena giunto al centro degli interrogatori di Al-Mascobiyya, è stato portato nella clinica, dove ha riferito al medico della prigione che aveva precedentemente subito un infortunio alla mano sinistra in cui ha degli impianti in platino.
Le sessioni di interrogatorio con Ameer nelle prime due settimane continuavano per 22 ore, con due o tre ore di pausa al giorno per poter dormire. La deprivazione del sonno era estremamente dura e spesso si addormentava durante gli interrogatori. Ogni volta che si addormentava gli inquirenti gli urlavano contro o lo scuotevano con veemenza.
Dopo una settimana di intensi interrogatori, gli inquirenti lo hanno minacciato, dicendogli che avrebbero fatto del male al padre che era anch’egli stato portato nel centro di al-Mascobiyya per rispondere a delle domande, nel tentativo di fare pressione su Ameer. Durante la seconda settimana di interrogatori, una delle sessioni è durata per due giorni consecutivi, con pause di appena 10 minuti per il cibo. Gli inquirenti sono ricorsi a diverse torture posturali. Tra queste la posizione della banana[33] e un’altra posizione in cui Ameer doveva stare in piedi, sulle punte dei piedi e le mani legate sopra la testa ma dietro di lui. Questa posizione costringeva a una forte pressione sulle mani, le braccia, e le spalle che comprometteva la capacità di mantenersi in equilibrio sulle punte dei piedi e anche la capacità di reggersi in piedi.
Ameer ha subito in tutto 50 giorni di interrogatori dove ha sofferto crudeli torture e maltrattamenti. Successivamente nel tribunale militare israeliano gli sono stati imputati una serie di capi d’accusa, che includevano attivismo universitario.
Tariq Matar / 31 anni
Tariq è stato arrestato il 2 ottobre 2019, mentre stava attraversando un checkpoint in Cisgiordania. È stato portato nella prigione di Ofer dove è stato condannato a sei mesi di detenzione amministrativa. Il 19 novembre 2019, Tariq è stato traferito al centro per gli interrogatori di al-Mascobiyya, dove ha trascorso 35 giorni sotto interrogatorio.
Tariq ha sofferto per le continue sessioni di interrogatorio per sei giorni, con solo due ore di pausa al giorno per dormire. Al sesto giorno di interrogatorio, gli inquirenti israeliani hanno cominciato a utilizzare metodi più espliciti di tortura. Questi metodi includevano l’utilizzo di diverse torture posturali come ad esempio: la posizione della banana,[34] e la posizione della rana accovacciata[35], la posizione dello squat contro il muro[36] e la posizione in cui le mani erano legate a un tavolo alle sue spalle[37]. Matar è stato duramente picchiato e schiaffeggiato mentre si trovava in queste posizioni. Gli inquirenti israeliani gli hanno tirato i peli della barba e a un certo momento gli hanno anche proibito di utilizzare il bagno. Quando gli è stato concesso l’hanno dovuto trasportare su una sedia a rotelle perché, a causa delle ferite e delle contusioni riportate a seguito delle torture, era incapace di camminare.
Kan’an Kan’an / 33 anni
Kan’an è stato arrestato il 26 agosto 2019 nel villaggio di Kobar vicino a Ramallah. Ha trascorso un mese di interrogatorio nel centro per gli interrogatori di al-Mascobiyya ed è stato rilasciato il 26 settembre 2019 senza nessuna accusa.
Kan’an è stato sottoposto a dure torture fisiche e psicologiche e maltrattamenti di vario genere. È stato umiliato, aspramente picchiato, privato del sonno, minacciato e messo sotto pressione. Oltretutto è stato costretto a diverse torture posturali come la posizione della banana[38], la posizione dello yoga[39] la posizione di sedere su una sedia immaginaria[40] e la posizione accovacciato di fronte a una scrivania[41]. Gli inquirenti lo hanno insultato, gli hanno urlato e sputato addosso, mentre era ammanettato e costretto a tenere queste posizioni. Oltretutto lo hanno sistemato in una cella vicino alla stanza degli interrogatori, per costringerlo a sentire le urla degli altri detenuti che venivano interrogati.
[1] Manual on the Effective Investigation and Documentation of Torture and other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, United Nations, 2004
[2] Prima Convezione di Ginevra, Articolo 49; Seconda Convenzione di Ginevra, Articolo 50; Terza Convenzione di Ginevra, Articolo 84, e Articolo 96; Quarta Convenzione di Ginevra, Art. 72, Art. 123; Primo protocollo aggiuntivo, Art. 75(4)(a); Secondo Protocollo Aggiuntivo, Art. 6(2)(a). Patto internazionale sui diritti civili e politici, Art. 14(3)
[3] Terza Convenzione di Ginevra, Art. 84; Secondo Protocollo Aggiuntivo, Art. 6(2); Primo protocollo aggiuntivo, Art. 75(4); Patto internazionale sui diritti civili e politici, Art. 14(1); Convenzione europea dei diritti dell’uomo, Art. 6(1).
[4] HCJ 5100/94, Public Committee Against Torture in Israel et al. v. Government of Israel et al., Judgment. Una traduzione in inglese della decisione della Corte è consultabile al seguente link: http://www.hamoked.org/files/2012/264_eng.pdf [pagina visitata il 5 Dicembre 2019].
[5] HCJ 9018/17, Firas Tbeish et al. v. The Attorney General. Una traduzione in inglese della decisione della Corte è consultabile al seguente link: http://stoptorture.org.il/wp-content/uploads/2017/02/F.-Tbeish-Ruling-Nov.-2018.ENG_.pdf [pagina visitata il 22 Dicembre 2019].
[6] Public Committee Against Torture in Israel, Torture in Israel 2019: il report in inglese è consultabile al seguente link:: Situation Report 2019.
[7] Il detenuto ha piedi e mani legate alla parte bassa della sedia e la schiena appoggiata alla seduta. Questa posizione costringe il corpo a stare in una posizione ad arco che è estremamente dolorosa soprattutto per il petto e per lo stomaco. Il detenuto è forzato a mantenere questa posizione finché il corpo non riesce più a sopportarla, a questo punto si sbilancia cadendo all’indietro oppure sulle ginocchia di uno degli inquirenti.
[8] In questa posizione il detenuto è costretto a stare con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia flesse che formano un angolo di 45 gradi (come se fosse seduto su una sedia inesistente). Gli inquirenti si mettono uno per ciascun lato e gli fanno pressione sulle spalle, in modo da affaticarlo ancora di modo che il corpo sia ancora più affaticato a sostenere quella posizione.
[9] Questa posizione implica che il detenuto sia seduto su una sedia, ammanettato con le mani legate a un tavolo sistemato alle sue spalle: in questa posizione la pressione esercitata è principalmente sulle spalle.
Nel caso di Walid, gli inquirenti erano soliti sedere sulle sue ginocchia per fare ulteriore pressione sul petto e sulla schiena o gli tiravano le braccia all’indietro per infliggere maggiore pressione alle spalle, mentre uno degli altri gli spingeva con forza la testa all’indietro.
[10] In questa posizione il detenuto è costretto a stare con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia flesse che formano un angolo di 45 gradi (come se fosse seduto su una sedia inesistente). Gli inquirenti si mettono uno per ciascun lato e gli fanno pressione sulle spalle, in modo da affaticarlo ancora di modo che il corpo sia ancora più affaticato a sostenere quella posizione.
[11] Il detenuto è costretto a stare sdraiato sul pavimento con le mani e piedi legati fra loro dietro la schiena da una catena lunga mezzo metro. Questa posizione normalmente implica a anche che qualcuno dei torturatori sieda sul detenuto per esercitare maggiore pressione, causando un fortissimo dolore al petto e allo stomaco. Contemporaneamente avviene spesso che uno degli altri inquirenti punti le sue ginocchia sulle spalle del detenuto.
[12] Cfr. la nota 7 per i dettagli
[13] Cfr. la nota 8 per i dettagli. Nel caso di Abed, gli inquirenti lo hanno fortemente percorso, mentre stava in questa posizione, colpendolo principalmente alle cosce. Ogni volta che Walid cadeva, lo picchiavano ancora più forte.
[14] Cfr. le note 8 e 10 per i dettagli. Nel caso di Abed oltre a tenere la posizione flessa, è stato costretto a tenere le mani legate sopra la testa e ogni volta che si accasciava al pavimento, gli inquirenti lo sollevavano prendendolo per il collo.
[15] Cfr. nota 11 per i dettagli.
[16] Cfr. nota 7 per i dettagli
[17] Cfr. note 8 e 10 per i dettagli
[18] Cfr. nota 7 per i dettagli
[19] Le forze di occupazione israeliane hanno demolito la casa di Mais circa quattro anni fa dopo che il fratello di Mais è stato accusato di aver commesso un presunto attacco.
[20] Cfr. nota 7 per i dettagli
[21] Cfr. nota 9 per i dettagli
[22] Cfr. le note 8 e 10 per i dettagli. “Gli inquirenti mi facevano pressione sulle spalle mentre stavo in questa situazione e ogni volta che crollavo per la fatica, mi facevano rialzare strattonandomi”
[23] Cfr. nota 7 per i dettagli
[24] Cfr. note 8 e 10 per i dettagli
[25] Cfr. nota 9 per i dettagli
[26] Cfr. nota 7 per i dettagli
[27] In questa posizione il detenuto è costretto a stare con le ginocchia flesse a formare un angolo di 45 gradi (come se fosse seduto su una sedia inesistente). Gli inquirenti si posizionano uno davanti e uno dietro, per impedirgli di cadere. Questa posizione esercita pressione principalmente sulle gambe, gli inquirenti possono costringere i detenuti a mantenerla anche fino a 40 – 50 minuti.
[28] In questa posizione il detenuto è costretto a stare con la schiena appoggiata al muro e una delle gambe sollevata a formare un angolo di 90 grafi. Gli inquirenti si posizionano per ciascuno dei lati per fargli pressione sulle spalle in modo da affaticare ulteriormente la posizione in particolar modo le cosce. Il detenuto ovviamente è ammanettato alla schiena con una catena lunga mezzo metro. Ogni volta che cade per la stanchezza, gli inquirenti lo costringono a rialzarsi strattonandolo.
[29] Cfr. nota 7 per i dettagli
[30] Cfr. nota 7 per i dettagli
[31] Cfr. nota 27 per i dettagli
[32] Cfr. nota 11 per i dettagli.
[33] Cfr. nota 7 per dettagli
[34] Cfr. nota 7 per dettagli
[35] Cfr. nota 27 per dettagli
[36] Cfr. nota 27 per dettagli
[37] Cfr. nota 9 per dettagli
[38] Cfr. Nota 7 per i dettagli. “Oltre a farmi stare nella posizione della banana che è estremamente dolorosa, gli inquirenti erano soliti sedersi sulle mie gambe e darmi fortissimi pugni sulle cosce. Sono caduto svariate volte. Loro mi dicevano di contare fino a 50, il tempo che sarebbe durata la sessione, ma quando cominciavo a contare cadevo sempre molto prima di raggiungere il numero 50 e ogni volta che cadevo, loro mi colpivano fortissimo sul viso.”
[39] “Le mani e le gambe erano legate con delle manette di ferro, mi hanno costretto a mettere le mani sopra la testa mentre dovevo mantenere la posizione con le ginocchia flesse. Due degli inquirenti mi facevano pressione sulle spalle, ma non mi era permesso muovermi o cadere, altrimenti mi avrebbero duramente picchiato.”
[40] “Dietro di me c’era il muro, ma mi era proibito toccarlo, poi mi costringevano a sedere su una sedia immaginaria, mentre uno di loro si sedeva sulle mie gambe, mentre l’altro mi faceva pressione sulle spalle.”
[41] “Gli inquirenti mi hanno costretto a flettermi di fronte a un tavolo, le mie mani erano legate con delle grandi e lunghe catene e sistemate dietro la schiena. Mi hanno fatto stare in quella posizione per quasi un’ora e ogni volta che mi facevano una domanda, mi tiravano le mani per le catene.”